CONTINUIAMO LA NOSTRA RIFLESSIONE ACCOMPAGNATI DA ALCUNI SPUNTI DEL PARROCO
Una lacuna che questo silenzio forzato ci evidenzia, mi pare illumini un aspetto carente delle nostre formazioni catechetiche e spirituali. Non siamo capaci di stare da soli con noi stessi davanti a Dio, lo fuggiamo attraverso molte cose utili e religiose che facciamo, ma non siamo attrezzati per leggere nella nostra vita la sua presenza, in poche parole non siamo capaci di discernimento.
Le due dimensioni sono intimamente legate, ossia la conoscenza di sé e la conoscenza di Dio, l’una illumina l’altra come scriveva un monaco del quarto secolo: “Se vuoi conoscere Dio, incomincia a conoscere te stesso” (Evagrio Pontico). La velocità con la quale normalmente viviamo le nostre esistenze non ci consente di fermarci e quando lo facciamo abbiamo paura di essere assorbiti dalla noia e dall’accidia, ne siamo più o meno tutti vittime. Siamo abituati ad ascoltare conferenze, a volte meditazioni, catechesi ma poi subito passiamo ad un altro canale, siamo terribilmente televisivi, non riusciamo a sostare. Questo modo di fare però atrofizza una parte di noi senza la quale non possiamo avanzare nel cammino umano e spirituale, cioè approfondire la conoscenza di noi stessi e di Dio.
E’ ciò che Gesù insegna a fare alla donna samaritana del vangelo di oggi, cioè vedere cosa c’è di nascosto nella sua vita personale e orientarlo ad incontrare questa presenza invisibile nella sua storia di vita. Nella sua esistenza ha cercato come ha potuto l’amore e non si è accorta come tutta la sua ricerca infruttuosa copriva un suo bisogno profondo. Lo fuggiva compensando con altro che la riempisse ma che non la rendeva felice, anzi sempre più vuota. Gesù la aiuta a rileggere la sua vita per scoprirne all’interno una fonte zampillante.
E’ questo di cui siamo carenti. Ci manca la valigia degli attrezzi per leggere la nostra storia personale e rileggervi in essa la presenza di Dio. Non è sufficiente una conoscenza della teoria, della catechesi, della Bibbia, se il tutto non diventa la rilettura della propria vita come una storia della salvezza dove Dio scrive e lascia le sue impronte invisibili.
Nel leggere la Sua Parola cosa dice il Signore di me, cosa dice e chiede a me, dove si è nascosto nei crocicchi e negli incontri della mia vita per farmi crescere? Nel Vangelo Gesù dice che il Padre è interessato a me fino al punto che sa quanti capelli ho in testa. Dobbiamo riscoprire un Dio così, solo allora saremo capaci di esserne testimoni. La gente da noi non si aspetta degli esperti in dottrina cristiana, ma dei testimoni di un incontro che ci ha rivelato chi siamo e che siamo preziosi ai suoi occhi.